A BRUNO, RINA E ROMANA
Bruno Cavallini, la sua idea lucida e limpida del mondo
Il Premio Cavallini da quest’anno non è più Premio Bruno Cavallini, ma semplicemente Premio Cavallini, per includere lo zio Bruno, la zia Romana e mia madre Rina – tre spiriti artistici, ciascuno a suo modo.
Mio zio Bruno, oltre che un “legame di sangue”, ha soprattutto con me un collegamento di ideee di pensieri. Con una vitalità assolutamente inesausta (che mi è sicuramente passata pervia di testa e non per via di sangue) che era poi quella ammirata, in lui, dai suoi amici, nei momenti in cui pacatamente conversava, metteva insieme la storia civile e quella letteraria, identificava i riferimenti a Foscolo, a Carducci, a Dante, a Benedetto Croce con una straordinaria capacità, affascinando molti che ancora lo ricordano.
Mio zio ha molto parlato e detto, e quasi nulla ha scritto. Era un “atleta” delle lezioni private, consentendosi in tal modo di triplicare lo stipendio. Si arrabbiava su qualunque cosa non corrispondesse alla sua idea lucida e limpida del mondo e, dove l’argomento meritasse, non sentiva stanchezza.
Quel riottoso zio, coltissimo, sofisticato e sottile, quasi un Bobi Bazlen che quasi nulla scriveva, era totalmente estraneo a ogni forma di potere culturale, e l’unico potere che poteva rappresentare era quello della sua intelligenza, della sua passione, delle sue idee.
Vittorio Sgarbi
Una famiglia particolare
Mio zio Bruno è sempre stato il modello di mio fratello. Io mi sono riconosciuta più spesso nella postura della zia Romana. Silenziosa e bellicosa mia zia, e anche io. Più appartata di suo fratello e sua sorella, ma altrettanto tumultuosa interiormente, e altrettanto affidata alla poesia.
Poco dopo la sua scomparsa, ho voluto pubblicare dei suoi testi, perché ne erano lo specchio, e davano pienezza ai suoi silenzi.
Con gli anni, e soprattutto ora che abbiamo un rapporto diverso, mi sono invece sempre più riconosciuta nella Rina. Mi sembra ora di pensarla sempre come lei, con la stessa passione e la stessa intransigenza, la stessa violenza fatta di amore per le cose e le persone.
Mi fa sempre uno strano effetto pensare a loro in relazione a un premio, perché i premi sono statici e loro – tutti e tre, Bruno, Rina e Romana – erano quanto pochi altri mobili.
Ma è vero che i premi sfidano e vincono il tempo, restano. Come loro tre, ne sono convinta.
Elisabetta Sgarbi